SOGLIE RIFLESSIVE: CONNESSIONI D’ACCECAMENTO, CONNESSIONI GENERATIVE

CONTAGIO E CATASTROFE

In fondo potrebbe essere un modo per cercare di osservare attentamente “l’opacità del presente vissuto” (Ernst Bloch) in cui ci troviamo, quello della “assoluta caducità” di cui parla Theodor W. Adorno nella XVII lezione di Metafisica, il cui tema ruota attorno al morire. Da una parte il rischio di essere “contagiati da una malattia e non si sa proprio come sia successo” (ivi) – ma l’OMS già due anni fa aveva lanciato un allarme di possibili epidemie-pandemie; dall’altra lo scoprirsi indifesi di fronte ad una possibile catastrofe del nostro sistema sanitario – ma non ci si ricorda che nell’ultimo ventennio ci sono stati tagli di spesa, sulla sanità, tra i trenta e i quaranta miliardi, risucchiati dalle varie finanziarie, anno per anno, subiti senza resistenza alcuna, giustificati (?) da un tardo tatcherismo (“non c’è alternativa”, con il corollario “la società non esiste”, cui ha fatto da eco, pochi giorni fa, C. Lagarde con il suo ‘la banca europea non è per i cittadini europei’) . Dal decennio di crisi globale da cui proveniamo, non ancora assorbita – anche qui ci siamo scordati dell’analisi di Gramsci del capitalismo come “continua crisi” (Quaderni del carcere) e di quella di Walter Benjamin del “capitalismo come religione” (1921) – transitiamo verso una probabile carneficina sociale al di là di ogni immaginazione, catastrofica, appunto.

INTERROGATIVI E MONITI

È doveroso allora cercare di rialzare la testa. Si pongono degli interrogativi: come reagire nell’improvviso irrompere di qualcosa di oscuro che non si riesce a controllare (il contagio da coronavirus)? Come ci si può preparare ad un futuro che si preannuncia catastrofico? Ancora, e più da vicino, “perché tanti morti in Lombardia”? (Piero Bevilacqua, Ambiente e pandemia. Il drammatico connubio della Pianura Padana, 20 marzo 2020). Ma, più in generale, in quell’ “immenso deposito di fatiche”, la Pianura Padana, come appariva a Carlo Cattaneo a metà Ottocento. Giornalisti, esperti, politici, industriali, noi semplici cittadini, sembriamo tutti vittime di un analfabetismo ecologico. Dove eravamo quando già negli anni Novanta riviste specializzate gettavano l’allarme sulla Lombardia come la regione più inquinata d’Europa, con stato di polmoni diffusamente compromessi? Nel territorio bresciano circa 300 fabbriche erano classificate a rischio A secondo la cosiddetta Legge Seveso. Un caso per tutti, la faccenda Caffaro. Si veda il saggio L’aria che respiriamo. Una questione politica sulla rivista dell’Università Cattolica “Vita e pensiero” (n. 1/2008). Più recentemente si veda il sito infoData, Il Sole 24 ore, relativo alle morti da influenza in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, di gran lunga più numerose rispetto al resto d’Italia. Come un’eco da lontano, il monito di Walter Benjamin: “Le rughe e le grinze sul nostro volto sono il biglietto da visita delle grandi passioni, dei vizi, delle conoscenze che passarono da noi – ma noi, i padroni di casa, non c’eravamo” (Per un ritratto di Proust, 1929).

Sono, queste considerazioni, frutto di un eccesso di radicalismo? Quell’ ‘ebreuccio tedesco di cui non ci si ricorda ormai quasi nemmeno il nome’ (da Il Gattopardo) ci aveva messo sull’avviso quasi due secoli fa: “Essere radicale significa cogliere le cose alle radici. Ma la radice dell’uomo è l’uomo stesso” (1843). Ed Ernst Bloch, l’autore de Il principio speranza (una mappa della coscienza utopica, in gestazione dalla metà degli anni Trenta e portato a compimento negli anni Cinquanta del secolo XX) aggiunge: “La radice dell’uomo è l’uomo che lavora”, nel suo “camminare eretto” con andamento pieno di dignità e di lotta, eredità del secolo dei Lumi: diritto naturale, illuminismo, Rivoluzione francese.

Purtroppo stanno arrivando i tempi della resa dei conti di una “spoliticizzazione egemonica eretta a prassi politica che pesca senza vergogna nel lessico di libertà, liberalismo, liberalizzazione, deregolamentazione, e tende ad assegnare un potere fatale ai determinismi economici, liberandoli da ogni controllo, e tendenti a sottomettere governi e cittadini alle forze economiche e sociali così liberate” (Pierre Bourdieu, Controfuochi. Per un nuovo movimento europeo, 2001).

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Pietro Zanelli

Brescia, 21 marzo 2020

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